domenica 20 giugno 2010

Leggendo dott.ing. Domenico Nociti: Il mosaico magico della basilica paleocristiana illiro-albanese di “Mesapliku”


nocitidringdomenico.blogspot.com 
    




Ho due motivi per fare questo commento:
– primo, perché sono nata a pochi metri dalla Basilica di Mesaplik (che chiamavamo Qisha'pronunciando la Q “K”, Kisha in albanese di oggi, in italiano chiesa );
– secondo: perché ho lavorato due mesi con l'archeologo Damian Komata per scoprire il mosaico della basilica di Mesaplik.
Vorrei innanzitutto ringraziare Lei, dott. ing. Domenico Nociti, per il suo contributo ad una opera che mi sta a cuore, e vorrei sostenere la sua tesi, aggiungendo solo poche cose che riguardano il significato della scritta, e che si ritrovano uguali nella lingua di oggi.
Basandomi sempre sul modo in cui lei ha interpretato questo scritto, e cioè che a tutt'oggi la lettera Q spesso si pronuncia K (kisha -qisha, Hikmet -Hiqmet), la lettera Ç si pronuncia Q (keq-keç), o la parentela tra K e Q (biçak-biçeqe ), e che la pronuncia di una lettera dipende dalla posizione in cui si trova(mik-mik), scrivendo con le lettere latine , e mettendo la lettera latina "H" avanti a due lettere "A" isolate, questa scritta ha dei significati ben precisi che riportano alla parlata dialettale di oggi, come modi di dire di origine contadine.
Visto che la Basilica si trova in un posto ben preciso, la chiave di lettura della scritta penso abbia a che fare con l'uso della lingua del posto in cui è stato trovato il mosaico, senza togliere il merito a tutti quelli che hanno contribuito con la loro competenza a dare una verità a questa opera, a leggere questo codice.
Mio fratello Jahaj Idajet, che studia la lingua dialettale per professione e per passione, sta lavorando su questo tema. Visto che il nostro dialetto straordinariamente ricco di espressioni, sfumature che nessun dizionario al mondo può tradurre, lui dà la sua versione basandosi sulla lingua parlata che tuttora è conservata con fanatismo dalle generazioni, tanto che si è creata un'associazione con lo stesso nome, Mesaplik, per tenere viva la tradizione e soprattutto per coltivare la lingua dialettale che purtroppo con gli nuovi sviluppi sociali tende a scomparire.
In particolare le persone di questo paesino chiamato Shales, hanno una capacità unica di parlare espressivamente, in modo così naturale da rendere loro molto simpatici, e molto carismatici.
Sostenendo che nel nostro dialetto molte lettere sono pronunciate dagli anziani diversamente da come sono scritte, come Kisha si dice Qisha, Kiço si dice Qico, Çimi si dice Qimi o Kimi, in quanto Çimi è diminutivo di Shkelqimi, spinaq si dice spinaç, e tante altre parole e non solo su la Q , K e Ç, e perciò tutta questa irregolarità significa che non c'è stata una regola scritta per la grammatica.
Così noi sosteniamo la sua traduzione : HA PAK, KE AQ ( Mangia poco, hai tanto) che nel gergo è: Ha pak, ke plot, e nel nostro dialetto moderno è trasformato: Ha pak, te blesh biçak, che vuole dire: spendi poco, per avere la possibilità di comprare altre cose, come il coltello per esempio, che era un attrezzo indispensabile (senza questo non potevano ammazzare i animali per mangiare), intendendo il risparmio, o come si dice in italiano: i soldi li fa non chi ce li ha, ma chi non li spende.
La scritta verticale letta nella stessa maniera come è letto da dott.ing. Domenico Nociti: AP KA , HA KEQ (Vai bue, mangi male) è un idioma, ed ha un significato diverso dalla traduzione parola per parola nel nostro dialetto, è piena di espressione e nella nostra parlata significa : Vai bue, non stai tirando avanti (si parla per i buoi mesi a tirare l'aratro).
Visto dall'uso della parola, dalle frasi usate, studiando la lingua parlata l'uomo era in simbiosi con gli animali e la natura. Quasi tutte le espressioni attribuite all'uomo si paragonano con versi di animali: mangia come un bue, lavora come bue, forte come un bue, dorme in piedi come buoi etc.
Il bue, nel questo caso, era un elemento molto importante nella vita dei contadini, era simbolo di forza, un bene prezioso, tanto che nel gergo, riferendoci ad una cosa a cui teniamo tanto, si dice: E shikoj si varfri kan, che vuole dire: ci tengo come il povero tiene al bue.
Tornando alla  frase abbiamo: AP KA , diminutivo di (hapu ka), si dice al bue quando tira l'aratro per lavorare la terra, per farlo andare avanti e fargli tenere la giusta direzione. Da piccola mi sembrava tutta una parola. HA KEQ, o pret keq ,o heq keq, che hanno lo stesso significato (in italiano: non va avanti), un'espressione che esprime che il bue non va diritto e così non tira avanti l'aratro.
 HA KEQ, viene usato anche per la macchina, quando manca la convergenza, e tiene male la strada.
Visto che l'aratro era tirato da due buoi, ma era diretto anche dall'uomo, tutto questo quadro porta a fare paragoni fra l'uomo e il bue. Sempre nella lingua dialettale troviamo questa espressione utilizzata anche per riferirci ad una persona che non lavora : Kà që ha keq (bue che non va avanti) .
AP KA, HA KEQ (che vuole dire vai avanti, tira avanti il carro) è molto usata anche in italiano.
CONCLUSIONE: la scritta è dialettale, si tratta di un'espressione che presenta una filosofia di vita, la grandiosità delle parole del popolo,e leggendo come le parole incrociate, significa: UOMO, LAVORA BENE LA TERRA E GESTISCI BENE I TUOI BENI CHE TI HA DATO LA NATURA.
È vero che il pesce non era il cibo principale, però era diffuso, visto che si pescava nel fiume, e nelle pozze create nel fiume. Con il cambiamento del clima i due fiumi sono diventati dei ruscelli, ma anche 30 anni fa erano pieni di acqua e formavano tante pozze profonde in qui si pescava, questo si vede dalla lunghezza e dall'altezza dei ponti sui fiumi.
E le pere selvatiche in questa zona sono diffusissime.
Ed ecco la domanda: perché in questa chiesa non ci sono figure apostoliche o anche il simbolo della chiesa (la croce, intendendo quella della chiesa, non le crocetine trovate nel mosaico, visto che mosaico e fatto in un secondo tempo, nella chiesa fatta prima doveva essere una croce come simbolo ). Chi è questo uomo che è ritratto in questo mosaico?
Visto geograficamente il paese in cui viene trovata questa opera, è l'unico paese che non ha un centro storico, a differenza dei paesini intorno, gli abitanti di questo paese erano sparsi nelle montagne e isolati dalle altre comunità vicine da due fiumi torrentizi, spesso pericolosi. Da questo ha presso il nome: "MESAPIA", che scrivendo con le lettere latine e  mettendo la lettera H prima di A, viene "MES HAPJA", che vuole dire: terra aperta nel mezzo di due fiumi, che ha lo stesso significato con altro nome chiamato Shales, che vuole dire che gli due fiumi hanno la forma di due gambe. Ha lo stesso nome di Messapia in Puglia, popolata dagli  illiri o greci( mai accertata), che si parlava la lingua messapica con affinità con le lingue illiriche, e che l'alfabeto era un derivazione della lingua greca  .
Questo modo di spiegare e leggere il nome di Mesaplik( Mesapia) nel MES AP, è un elemento importante  per sostenere il modo di lettura verticale, fato da dot.ing Domenico Nociti, in quanto AP é comune con la scrita trovata nel mosaico.
 Per portare le notizie (di matrimoni, di nascita o di morte) dovevano mandare un membro della famiglia, che viaggiava a cavallo, di porta in porta. Certamente mancava la società, e c'era bisogno e necessità di socializzare.Referendo anche l'arceologo Damian Komata che dice che questa chiesa è una chiesa di tipo semplice, si pensa, è stato deciso di fare questa Basilica per unire questa comunità, e spingere questa comunità a praticare la religione e di essere anche un punto di ritrovo di questa popolazione sparsa.
Il punto in cui è stata ritrovata la Basilica era un punto cruciale dove confluivano tutte le strade che portavano alle abitazioni, lontane anche 5 km o più l'una dall'altra.
Un'altra cosa importante che voglio sottolineare è questa: ancora oggi (che la religione in ALBANIA purtroppo è un mercato libero) questa zona non ha una cultura religiosa propria, proprio per la sua posizione naturalmente difficile, e perché è un popolo particolarmente conservatore, legato alle sue tradizione e ai suoi principi, di qualsiasi tipo essi siano, è un popolo che non viene influenzato facilmente da qualsiasi evento religioso o politico, visto che anche la Turchia ha lasciato pochi fondamenti religiosi in questa zona in confronto al altre zone di Albania. Si può immaginare 14 secoli fa, quando persino l'informazione religiosa faceva fatica ad arrivare fino a lì.
Della lingua parlata dai miei genitori nella mia memoria non si è conservato niente altro che la parola Qisha (chiesa), e ciò sta ad indicare che questa comunità ricercava qualcosa che potesse materializzare il loro desiderio di avvicinarsi ad una forma religiosa, ma non aveva nessun esperienza in questo campo.
Le persone credono ancora oggi che esista qualcosa al di là delle capacita umane, qualcosa di inspiegabile . Sia oggi, sia in passato, le persone identificavano come un forza soprannaturale il Sole. Le persone, compresa mia madre, pregavano volgendosi verso il sole della mattina, considerando il Sole come un testimone di tutta l'attività umana. E come posto per pregare utilizzavano un'area sopra una collina battuta dai primi raggi di sole che si chiama anche oggi VEND I MIRE, che in italiano significa “Posto di Dio”.
Chiedendo a mia madre perché le persone scegliessero questi posti, che cosa avessero di tanto particolare, lei mi rispondeva: “Perché il Dio appare lì, non si vede, devi solamente sentirlo dentro di te”. Ed io, che non ho mai creduto a questo, da grande, studiando questi posti ho notato che là il sole della mattina ha un splendore particolare (che ritrovo anche qui in Toscana ).
Per loro questo era il contatto con religione .
Questa la loro preghiera (anche questa tramandata da mia madre): “Sole che cammini sopra di noi, ci proteggi (O diell qe vete lodhur, na mburofsh)”.
E questo il giuramento sacro: “Giuro sul Sole che cammina sopra di noi (Per atë diell qe vete lodhur)”.
Se fosse stata una preghiera, un Cristo con nome diverso, il nome di un Santo o qualsiasi cosa simile, sicuramente sarebbe riportato nel linguaggio, se non esattamente qualcosa simile che poteva ricordare un'epoca perduta, visto che è una comunità conservatrice, orgogliosa di tutti i suoi riti, folclori, canti, e tradizioni. Anche nelle comunità Arbëresh d'Italia, in cui la religione è stata uno degli aspetti più “conservatori”, la messa viene celebrata un po' in greco, un po' in arbëresh, un po' in italiano, e ciò significa che la religione non è mai stata una prerogativa albanese, tanto meno nel paese che abbiamo preso in esame.
Dal momento che si tratta di montanari, l'unica filosofia che conoscevano era quella popolare, i detti popolari, era una comunità che non aveva una tradizione scritta, figurarsi un'istruzione religiosa.
La filosofia del popolo, era questa la loro religione.
Dalla mia esperienza di viaggiatrice con la passione della lettura, e osservando i colori usati, secondo me l'uomo del mosaico non appartiene alla chiesa, è il ritratto di una persona comune.
Visto che le immagini di questo mosaico sono in dimensione reale, l'uomo raffigurato è secondo me il popolo, l'oratore che parla nel nome del popolo, il sindaco dei giorni di oggi.
Non era certo un murg (frate eremita) perché, come si sa, il frate eremita non parla, non comunica con nessuno, con lo sguardo basso, e per questo è rimasto il detto: “Nxin si murg”, attribuito a una persona che non socializza (in italiano: non parla, sta come un eremita).
Invece l'uomo del mosaico, con determinati tratti somatici, con gli zigomi molto pronunciati, fronte alta, sguardo forte sono elementi tipici della personalità degli uomini di questa zona. Anche il cappello che porta è tipico di questa zona, di lana, e mi ricordo che molti uomini sotto a questo cappello mettevano un fazzoletto legato dietro la nuca, per assorbire il sudore.
Sicuramente non ha a che fare con i calendari basati sulla direzione del vento, visto che in questa zona ci sono delle persone che seguono il calendario dei venti in Agosto, seguendo la direzione del fumo di sigaretta, come tante altre credenze, ma certamente un uomo che parla non può avere questo funzione.
Ancora oggi il luogo dove è stato trovato il Mosaico si chiama “Bregu i Qishes” (in italiano: Colina della Chiesa) e si trova in un posto in cui il sole della mattina, con i suoi raggi, crea un'atmosfera molto suggestiva, che da l'idea di essere in paradiso, un posto in cui ti viene voglia di stare seduto e meditare, allontanando tutti i pensieri negativi.Visto che il rito di preghiera delle persone é girando verso la nascita del sole, chiesa e fatto con direzione che guarda verso la nascita del sole, uomo di mosaico guarda verso nascita del sole, fanno pensare che ce un legame rituale in tutto questo.
Io e mio fratello non siamo competenti per spiegare questa scritta con simboli o numeri, non vogliamo assolutamente metterci in competizione con chi è veramente competente in materia, semplicemente vogliamo dare il nostro contributo, visto che conosciamo bene la lingua del nostro dialetto: secondo noi si tratta di una scritta nella lingua dialettale Albanese, però scritta in alfabeto greco antico.
Unendo i due elementi, il nome Qisha ( Basilica) e la scrittura, ci troviamo davanti ad una filosofia "religiosa" di vita, (infondo, anche il Kuran o la Bibbia sono delle filosofie di vita), di come queste persone l'hanno interpretata vivendo in contatto diretto con la natura, e vi assicurò che è la filosofia migliore che ho conosciuto. Sono le persone migliori che ho conosciuto in tutta la mia vita, dignitosi nella loro povertà , coraggiosi, che sanno essere felici con poco, di una intelligenza naturale, di una onestà rara che diventa legge non scritta, grandi lavoratori, carismatici, che non conoscano la depressione della società moderna, e che vivono in questo paesino molto povero scordato da Dio e dal Governo.
Ringrazio Lei, dott. ing. Domenico Nociti, per avermi spinto con il suo Blog, a rendere omaggio a queste bella gente in un contesto cosi importante, e a sentirmi orgogliosa di fare parte di questa comunità che è rimasta autentica.

4 commenti:

  1. Hi my special cia. I loved your biografi for our dialect in Albanian,Italian and Greek. Is been long time since we writing to eatch other, but i liked. I not have to say to much about this article, but in the coming time we should now what the same people of those countris have to say for our culture. Not to be offensiv, but let they say there opinion about us as country. I love your inisitive for our biografi as Albanian, and that is very important to shared. I love you so much and continiue this intersting biografi.
    Una bracho da me di te.

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  2. bukur!permbledhje e detajuar me plot pasion e dashuri qe vetem kush nuk harron vendlindjen mund te ofroje.ne ate zone ku eshte gjendur mozaiku,sot e kesaj dite vazhdojne te gjenden gjurme te lena nga para ardhesit e lashte(statuja te vogla,monedha,ene balte etj).do te me pelqente shume nje artikull mbi dialektin e asaj zone e shprehjet e larmishme qe ende perdoren por sic permend ti,jane ne zhdukje .jam i sigurt se idajeti ka material qe askush tjeter nuk zoteron.proverba,anektoda,shprehi dialektale...

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  3. Doni, il tuo articolo è molto bello ed emotivo, perchè riflette una conoscenza empirica di molto valore! C'è molto di pre-cristiano in quello che dici e anche lì il Sole assume un ruolo fondamentale come in tante altre culture, il che è un dato molto interessante. Credo che sia proprio lì in quella conoscenza dove dobbiamo cercare le nostre risposte. Complimenti! Un saluto, A.L.

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  4. Bello vedere qualcuno che non si scorda delle origini, della propria terra, della propria gente... Mi ha fatto tanto piacere leggere questo, anche perche' ancora mi ricordo da piccolo quando vedevo quel mosaico e mi stupivo, come adesso, per come quel mosaico avesse sopravissuto i secoli e come fosse bello, come se fatto con la piu' svilupata tecnologia....

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